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La supervisione psicoanalitica è considerata, insieme all'analisi personale e ai seminari teorici, uno dei pilastri della formazione dello psicoterapeuta psicoanalista. La finalità della supervisione è sempre stata quella di mediare tra la soggettività dell'esperienza personale dello psicoterapeuta e l'oggettività della necessaria adesione a una posizione teorica di scuola. Nella percezione più comune è considerata come un "processo d'aiuto clinico", ma non sempre è inserita adeguatamente in un progetto che sia insieme terapeutico ed educativo. È questa la posizione espressa in questo libro, con la convinzione che la clinica debba essere ancorata con chiarezza alla teoria, ma insieme debba rispettare la soggettualità dell'altro, conciliando i due aspetti della supervisione, momento di apprendimento e insieme esperienza trasformatrice. La posizione teorica su cui il testo si fonda è quella della psicoanalisi della relazione, che riconosce un Soggetto unitario in divenire nella dimensione intersoggettiva. Un Soggetto, sia lo psicoterapeuta o il paziente o il supervisore, che, grazie al processo dell'autoconsapevolezza e dell'autosservazione, diviene sempre più integrato nei suoi aspetti costitutivi, sempre più presente al proprio sistema di credenze e valori, sempre più capace di rapportarsi con l'altro Soggetto, di dirsi a lui senza remore e insieme accoglierne gli stimoli evolutivi. Questo libro nasce dalla lunga esperienza di supervisore dell'autrice con i candidati della Scuola di specializzazione della SIPRe (Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione), che l'ha sollecitata a riflettere sulla coerenza tra la prassi clinica e il pensiero teorico da cui quella prassi scaturisce, ma anche a trovare un metodo di trasmissione non meramente prescrittivo di ciò che "va fatto" con il paziente.